Deep S.E.A.: Aung Ko / Aditya Novali / Ruben Pang / Isabel & Alfredo Aquilina, Khvay Samang, Natee Utarit, Nguyen Thái Tuan, Nithakhong Somsanith, La Huy, Donna Ong, Eddi Prabandono, S. Teddy D.

Comunicato stampa
DEEP S.E.A.
Contemporary Art from South East Asia
 
Giocando con l’ambivalenza del significato semantico, il titolo del libro ruota attorno alla parola ”S.E.A.”, al contempo acronimo di Sud Est Asiatico e rimando al fattore geofisico comune del mare, unico confine in condivisione tra quegli stati: con l’eccezione del Laos, infatti, tutti i paesi che hanno dato i natali agli artisti inclusi in questo libro sono bagnati dall’Oceano Pacifico.
 
“Sud Est Asiatico” rimane tutt’oggi un’unità convenzionale di nazioni, le cui radici affondano nelle cronache politiche del mondo occidentale, e con le quali le popolazioni locali – e, per inclusione, gli artisti – si confrontano quotidianamente nel loro tracciato esistenziale, essendo loro malgrado protagonisti di una dialettica storica tuttora vincolante.
Qui, la storia dell’arte diventa un terreno insidiosissimo e difficile da riassumere finitamente alle rispettive tradizioni artistiche locali. Si parlerà sempre, dunque, di arte “dal” Sud Est Asiatico e non “del” S.E.A., a voler sottolineare l’inesistenza oggettiva di un’arte catalogabile come regionale ma, piuttosto, di un insieme di idee e di pratiche sorprendenti prodotte da contesti creativi localizzati.
 
12 artisti provenienti da 8 nazioni e introdotti da autorevoli curatori e critici locali sono il supporto visivo di questo racconto che viene da lontano, che narra di identità e memoria, speranza e trauma, religione e oppressione, diaspora fisica e mentale, in continua oscillazione tra nazionalismo e globalismo.
 
Gli artisti del Sud Est Asiatico diventano quindi protagonisti della scena globale: dalle numerose mostre presso il Singapore Art Museum all’ultima edizione di dOCUMENTA si arriverà a febbraio 2012 alla mostra  “No Country: Contemporary Art for South and Southeast Asia” presso Guggenheim Solomon R. Guggenheim Museum di New York.
 
Ricorrendo ai media più diversi, dalla pittura alla performance, ogni artista sembra voler narrarci uno scorcio di vita e al contempo restituirci la propria visione del mondo. L’inesistenza di un’arte identificabile come propriamente regionale apre un immenso campo di possibilità per trattare e approfondire individualmente ogni artista e nazione, senza preoccupazione alcuna per fil rouge obbligati, lasciando allo spettatore-lettore la possibilità di costruzione del proprio sentiero di visita-lettura e la sfida di rintracciare le reciproche eredità culturali di scambi, negoziazioni, reti, contatti, influenze.
Foto esposizione