True Solarization: Ruben Pang
Primo Marella Gallery è lieta di annunciare la terza mostra personale di Ruben Pang “True solarization” presso la galleria di Milano.
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TRUE SOLARIZATION
“Noi non sappiamo dove è nata la grande luce, se dall’esterno o dall’interno, e quando essa è sparita diciamo: essa era interiore, eppure non era interiore.
Non bisogna chiedere dove sia apparsa, perché qui non c’è nessun punto d’origine; essa non parte da un luogo per andare ad un altro, ma appare e non appare. Perciò non bisogna inseguirla, ma attendere tranquillamente finché non si riveli, come l’occhio attende lo spuntare del sole, il quale s’eleva all’orizzonte e si offre ai nostri sguardi per esser contemplato.”
Plotino, Enneade V 5,8 (Sulla Bellezza)
Sigmund Freud definisce il talento artistico come flessibilità di rimozione perché secondo la sua tesi l’inconscio è più facilmente accessibile per l’artista e quindi può procedere in questa dimensione tra conscio ed inconscio per intercettare le sue intuizione artistiche.
Cosicché l’atto creativo diventa come un movimento pendolare tra impulsi consci ed inconsci ma contemporaneamente anche come un processo graduale di sollevamento della coscienza.
Tutto si regge però sull’idea di un caos creatore come vera origine della creazione artistica.
Le opere di Pang sono spesso contenitori di questo caos dove si ritrova una forza, un’entropia, che è la legge fondamentale della natura dalla quale dipende l’ecosistema e quindi la vita.
L’entropia è stata impiegata da Rudolph Clausius nel 1850, nel secondo principio della termodinamica, per indicare la correlazione esistente tra passaggio di stato fisico e produzione di energia.
“Ciò che è assurdo della pittura è che scegli di sospendere il movimento, di arrestare il caos, di sfidare la gravità, di levitare. Quando sollevi un pennello da un dipinto, dove decidi di smettere di sfumare, quando decidi di lasciare asciugare i passaggi, è lì che deve essere messa l'attenzione e il focus, ancor più dell'applicazione, del gesto o del movimento. Il movimento della pittura, per me, è vissuto attraverso la pelle e i muscoli, ma quando si sceglie di fermarsi lo si fa con gli occhi e si parla con il cuore.”
Clausius verificò che ad ogni passaggio di stato, con la conseguente produzione o dispersione di energia, vi è un crescente disordine nella struttura della materia.
Per queste caratteristiche, la stessa parola entropia, è stata poi usata in altri campi, dalla teoria matematica della probabilità alla teoria dell’informazione, alla psicolinguistica e alla quantistica.
Lo scrittore Thomas Pynchon ci dà una sua definizione di disordine entropico correlato con la comunicazione arrivando a teorizzare una progressiva perdita di significato della parola poiché svuotata di senso. Lo stesso si può dire anche dell’arte? Si può ragionevolmente affermare che anche l’arte ha perso di significato perché progressivamente svuotata di senso.
In questa terra di mezzo tra caos e opportunità in potenza, Pang crea il suo Universo, perché come lui ci ricorda: “Tu puoi fare un mondo ma non puoi dare forma a tutto.”
L'emozione comunicativa che ci trasmette Pang attraverso i suoi dipinti riflette le strutture del linguaggio in associazioni fuori dal comune. Allo stesso modo, usiamo espressioni nella comunicazione quotidiana che si oppongono a regole grammaticali, all'interno della pittura, elementi di disordine rendono scorrevole il passaggio dall'informazione al messaggio. Pang si avvicina alla sua pittura, in particolare nel suo rapporto con il colore, assegnando ad ogni colore personalità e associazioni oltre alle loro qualità fisiche, con elementi capricciosamente disallineati per rafforzare una ricezione di potenziali passaggi che la composizione può intraprendere.
Ci può venire a supporto di ciò qualche passaggio del noto critico d’arte Greenberg, teorico del modernismo americano, secondo cui la forma di un’opera d’arte sarebbe lo stato in cui questa lascia le norme e le convenzioni del mezzo artistico. L’artista per Greensberg sembra infatti lavorare contro la resistenza del proprio mezzo e sotto la sua pressione e si suppone quindi che, più o meno consapevolmente, ne domini le convenzioni.
L’artista produce immagini, forme, narrazioni ma partendo dalla decostruzione del suo vissuto, del suo passato, di ciò che lo turba, dei drammi superati e delle paure celate proiettando l’ombra di un ricordo che sembra venire dal nulla.
“In un dipinto mostrarsi onesti con sé stessi porta a un dialogo tra scenari precedenti: è un dialogo tra la tua esperienza con la materia, il flusso e la volatilità di oli e pigmenti e il desiderio di avere i frutti di ideali opposti; mantenere l’accadimento involontario mentre si realizza una visione, essere diretti nell'intenzione, ma commossi e ingannati dalle illusioni, per trovare un limite, senza sforzo. La natura del gioco della pittura è che quando si sviluppano nuove cose altre cose accadono. A volte, sento un '“apertura” in un'immagine in via di sviluppo, un magnetismo verso qualcosa di misterioso, refrattario o dubbioso. Se metto da parte le mie idee iniziali per la composizione arrivo al punto che il dipinto crescere e si autoalimenta".
Durante questo processo di decostruzione e costruzione delle sue opere, Pang non si pone limiti e come un flusso di coscienza realizza strati di pittura, modifica quelle preesistenti e ne definisce i contorni.
La cornice, il contorno, è un limes, frontiera che separa due terre ma anche il segno tangibile ,spesso identificato nel mondo romano con una pietra, che definisce il dentro e il fuori.
Limitare è un atto di definizione, è un atto di creazione di confine tra realtà vissuta e la sua rappresentazione, in estrema sintesi è la manifestazione più arcaica del controllo individuale e della genesi identitaria delle cose.
In questa lettura il controllo e l’identità sembrano quindi corrispondere quasi fossero una risposta ossessiva alla domanda: chi siamo?
“Spesso mi chiedo se ci sia bisogno di plasmare ogni forma o lasciare che le cose si sviluppino senza interferenze? C'è spazio nel dipinto per qualcosa oltre la tua proiezione?” “Cerchi sempre nuove idee o le semini?”
Spesso abbiamo l’impressione che per poter vedere meglio il mondo esterno e di conseguenza la nostra vita, dobbiamo allontanarci dalla quotidianità, dalla realtà.
Secondo Foucault l’approccio ermeneutico verso un’opera d’arte è caratterizzata dalla ricerca di ciò che non è stato detto, di ciò che è nascosto all’evidenza del segno e che costituirebbe la verità ultima dell’opera d’arte. Pang promuove invece una ricerca che si basa sul momento creativo e ne analizza i rapporti: i rapporti tra l’autore e l’opera, il rapporto tra l’autore e l’ambiente e il rapporto tra l’autore, l’opera e il suo tempo.
“Adesso siamo molto fortunati ad avere accesso immediato alla vastità della storia dell'arte e, in un certo senso, viaggiamo sempre nel tempo. Trovo confortante che le lezioni e i contributi di artisti vissuti a distanza di secoli, ad esempio Bruegal, Rubens e David Reed, siano intimamente presenti e accessibili simultaneamente. Una domanda che viene posta spesso ai pittori è come facciano a sapere quando un dipinto è finito. Io riconosco qualcosa che non ho mai visto prima, non attraverso la sua immagine, ma quanto questa è distante da me a livello interiore: la depersonalizzazione e è la mia bussola. "
La depersonalizzazione in questo contesto si riferisce al distacco e all'abbandono delle intenzioni o ambizioni iniziali per l'opera d'arte, facendo oscillare l’attenzione dell’artista tra una visione nella sua mente e la situazione fisica della volatilità della pittura, riconoscendo che la natura della pittura non traduce il pensiero precisamente, ma presenta diverse opportunità per ciò che considera magico.
“Skywriters e Prism sono due dipinti delle stesse dimensioni realizzati con materiali molto simili ma con un risultato drasticamente diverso. In Skywriters dipingevo in uno spazio piccolissimo, quasi sempre seduto a una scrivania, volevo dare l'effetto come se fosse dipinto da uno gnomo, come se l’orizzonte non si riuscisse a contenere un ana cornice di 60 x 75 cm. È stato anche il primo dipinto realizzato dopo essermi trasferito da Singapore alla Sardegna, ed è stato realizzato come una sorta di iniziazione, di "irruzione" e cercando di trovare il confort in un nuovo spazio. Prism è stato realizzato come antitesi a quadri più grandi di 220 x 150 cm, nel contesto di uno studio più grande che avevo allestito nel corso dei mesi di permanenza in Sardegna. Per rafforzare la sua peculiarità rispetto ad altre opere, ho usato solo un pennello molto grande durante tutto il processo e mi sono astenuto dal delineare qualsiasi figura o forma all'interno di un singolo movimento. Mi sono avvicinato come se fossi allergico ai segni che potevano mostrare un tocco o una personalità umana.”
Il suo approccio alla creazione artistica è come un flusso di coscienza, qualcosa che l’artista non riesce ad arginare ma che si compone sul supporto come un’orma del suo vissuto.
Sono alla base della sua poetica artistica l’intuizione generatrice, l’atto creativo, il contenuto personale, il risvolto psicologico e umano: l’uomo è al centro del suo universo; il suo sistema di relazioni tra le singole componenti di un’opera è sempre ricercato perché questo strutturalismo è indicativo della ricerca che pervade la sua poetica. Lo strutturalismo è una metodologia affermatesi dal primo Novecento in varie scienze, fondate sul presupposto che ogni oggetto di studio costituisce una struttura, costituisce cioè un insieme organico e globale i cui elementi non hanno valore funzionale autonomo ma lo assumono nelle relazioni distintive di ciascun elemento rispetto agli altri dell’insieme.
L’interesse architettonico che delinea la conformazione di un’opera in composizioni come Familial Ties, Solance of individuality e End of School, abbandonando le linee geometriche e le costruzioni per aprirsi al classicismo dei piani e delle composizioni, si confronta con l’opera michelangiolesca del Giudizio Universale anche sotto il campo dello strutturalismo materico Pang si muove nella direzione del pittore settecentesco Alessandro Magnasco dove il segno si fa ambiguo per dare impressione di un’animazione che parte dall’interno.
Ritroviamo in molte opere di Pang una dialettica degli opposti, dialettica intesa all’interno del corpus pittorico in divenire, con i colori e le stratificazioni di architetture ci guida nell’assenza- presenza.
“Nel mondo della pittura la carne può diventare cielo, la terra può essere inalata. In Prism, ad esempio, vorrei creare un senso di atmosfera pressurizzata, carne e suolo formano una gola/porta. In End of School, i muri liquidi racchiudono un albero antropomorfo glaciale che cresce dal fuoco e dalla moltitudine. In Familial Ties e History of Defensive Gardens rispettivamente, una testa nel primo e un torso nel secondo, diventano un portale. In Choleric e in Ionosphere, quello che di solito è considerato lo sfondo di un dipinto diventa il protagonista della scena. Qui il gioco nella composizione è influenzato dalla musica, in particolare dalla batteria jazz. L'enfasi sul levare nel jazz è trasposta nella composizione della pittura: lascia che lo spazio sia l'inizio dello show e che l'assenza sia il fulcro.”
Sembra che nei suo quadri ci sia una indeterminazione delle forme ma il suo linguaggio ci parla di conflitto del vissuto, del caos degli elementi costitutivi della società e dell’uomo, sembra che forze esteriori e superiori agiscano per delineare i soggetti nel flusso degli accadimenti.
Per usare un parallelismo nel film L’eclisse di Antonioni si narra la storia di un amore improbabile tra personaggi improbabili usato come metafora per parlarci della nostra società regno di una indeterminazione morale e psicologica, dove tutto è determinato indipendentemente dalla volontà dei singoli, così non è possibile interpretare gli eventi secondo una logica di causa effetto.
I quadri di Pang hanno il comune denominatore di essere pervasi da una forza vitale fagocitata dalla realtà che lo circonda come correnti magiche che legano i soggetti umani agli oggetti che li circondano.
Lo fa come gesto di provocazione non fine a se stesso ma come gesto di stimolazione verso un nuovo livello di ragionamento cognitivo della realtà, come si riscontra nell’opera degli artisti Dada che alteravano l’ordine e la grandezza fisica delle parole.
Come afferma il Whitehead in Avventure di idee: “C’è in ogni periodo una forma generale delle forma di pensiero: e come l’aria che respiriamo tale forma è così traslucida, così pervasiva e così evidentemente necessaria, che, solo con uno sforzo estremo riusciamo a divenirne coscienti.”
Così la visione di Pang riflette la sua tradizione formativa, gli influssi culturali remoti, le abitudini di scuola e le esigenze tecniche ma allo stesso tempo è figlia di un’epoca, di un sentire generale che porta il fruitore dell’opera, come fosse un’opera teatrale, ad una “autosuggestione cosciente crescente”.
Anche il repertorio della letteratura epica ha per scopo l’identificazione dello spettatore con i personaggi rappresentati.
La tragedia greca si fonda sul contrasto fra il carattere e le azioni dell’eroe, fra la sua grandezza morale e le sue gesta insensate spesso autodistruttrici. Questo contrasto non si sviluppa fino ad un vero e proprio conflitto perché l’eroe, vittima incosciente del proprio fato, trasgredisce all’ordine divino soltanto quando è già in atto.
Pang nella sua narrazione fa sì che l’eroe si fermi un attimo prima del suo annientamento, prima che il fuoco mistico spirituale lo avvolga; come in Lunar snow ,che viene dopo End of School, varca i confini della narrazione per dirigersi verso nuovi orizzonti, affronta con nuove tavole cromatiche la realizzazione dell’opera.
Tutto si ricompone in un pensiero manieristico del rapporto uomo ambiente dominato dall’idea dell’ambiguità dell’esistenza umana e della doppia natura dell’uomo.
Testo di Lorenzo Belli
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Ruben Pang
Familial Ties and Proximity Effect 2020
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The End of School 2020
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