Il desiderio di perdersi: Marco Mazzucconi

Comunicato stampa

La maggior parte di noi si sforza di non perdersi.
Quando è stata l'ultima volta che ti sei perso, fisicamente o anche solo mentalmente?
Quando ti perdi e poi finalmente trovi quello che stavi cercando, può essere la forma di scoperta più soddisfacente.

È facile perdersi guardando le immagini delicate che ci offre Marco Mazzucconi. Raffinate ed eleganti, le opere di Mazzucconi si presentano allo sguardo dello spettatore con una straordinaria leggerezza e semplicità, quasi impalpabili e incorporee.

Nato da studi rigorosi e approfondite analisi, il lavoro di Mazzucconi si presenta in diverse forme e molteplici linguaggi. La curiosità persistente e il desiderio di scoprire e sperimentare hanno portato l'artista negli anni ad avvicinarsi a materiali, tecniche e temi diversi, permettendogli di perdersi in un mondo infinito di possibilità e spazi. E questo lo ha condotto, come accade a chi osserva le sue opere, in un mondo “altro”, in un “altrove”, un “non qui”.
Non è un caso che il primo ciclo di opere che si incontra visitando la mostra abbia il titolo “Essere non qui”: “Ripeto questo semplice procedimento di Photoshop su una tela tesa sul cilindro di un grande tornio, stendendo la pittura ad olio a grandi chiazze, per poi applicare il pennello in un'unica lunghissima passata, che grazie al movimento meccanico del cilindro nel tempo amalgama l'intera superficie del dipinto e mi riporta alla tanto agognata condizione di non essere qui”, spiega l'artista.
Accanto a queste vivaci tele astratte, la mostra prosegue con due serie di opere, “Cookie” e “Pezzo Dorato”, attraverso le quali l'artista ha studiato e analizzato le infinite potenzialità fornite dall'estroflessione della tela.
L'utilizzo di cornici barocche, strutture in legno e schiuma poliuretanica inserita dietro tele monocrome (bianche e colorate) ha permesso a Mazzucconi di creare nuovi e inediti effetti di luci e ombre e di sbilanciare il rapporto tra supporto e superficie, lasciandoci immaginare storie diverse da quella che l'idea originale potrebbe suggerire.
Ritroviamo questi rapporti e contrapposizioni anche nella serie “Informale visto dall'uomo e visto dal cane” – in cui si contrappongono dipinti colorati e la loro copia fotografica in bianco e nero – o in “Dimmi una stella” - dove i numeri sono affiancati e sovrapposti all'infinito. Prima incontriamo un'immagine, e poi ci perdiamo, cercando il dettaglio.
In entrambi i casi il risultato sono opere che conservano la riconoscibilità dell'elemento da cui l'artista trae ispirazione, ma, alterandone il significato, il materiale e il contesto, lasciano aperta l'interpretazione dell'opera. Solo l'osservatore, leggendo l'opera, può attribuirle il proprio significato.
Mazzucconi punta su quel momento di piacere, di isolamento dalla frenesia quotidiana che va vissuto con la forza dell'estraneità. La mostra fa riferimento a una condizione di piacere fugace, provocando un desiderio di isolamento temporaneo attraverso il puro uso dell'astrazione.
“Cerco il punto in cui la logica delle cose si può incrinare, il confine dove le cose, pur conservando le caratteristiche, rischiano di perdere il loro senso
”, dice l'artista.
Le sue opere travalicano un confine conosciuto, si perdono in un luogo “altro”.
E a noi non resta che perderci nelle sue opere, in una deliziosa sensazione di disorientamento, immersi nella stranezza del nuovo, buttandoci in questa incredibile esperienza, e in questo modo ampliando e riconsiderando la nostra definizione di “perdersi”.

Opere