Primo Marella Gallery Lugano è lieta di presentare per la prima volta nei propri spazi di Lugano la mostra personale dell’artista italiano Alessandro Sicioldr "Il sogno dell'annuncio".
Vangelo di Luca, versetto 1,28: l’angelo entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». Lei è evidentemente Maria. È il momento dell’annuncio. Tutto ruota attorno a quell’espressione “il Signore è con te” e prende una dimensione inattesa. Non siamo di fronte ad una semplice formula convenzionale e beneagurante ma alla segnalazione di un fatto specifico: il Signore, cioè Dio, cioè l’Altro, si è insediato nel corpo della ragazza. Il “con” non è preposizione di un complemento di compagnia, ma con più radicalità annuncia una prossimità, un essere corpo all’interno di un altro corpo. Il sacro si era palesato nel modo più inatteso, senza un’aura, senza effetti speciali, disarmato nelle dimensioni di un bambino.
Per secoli per i pittori la traduzione in immagini di questo episodio cardine della storia cristiana è stato un compito professionale. Come ha scritto Michael Baxandall «ciò che oggi noi dimentichiamo facilmente è che a ogni persona devota capitava di compiere occasionalmente la stessa operazione… concepire visivamente gli episodi della vita di Cristo e di Maria… Le visualizzazioni del pittore erano esteriori, quelle del pubblico interiori». Così è funzionato per secoli, fino all’accelerazione che la modernità ha impresso al processo di secolarizzazione e al progressivo oblio di quell’immaginario. Oggi all’artista è venuto a mancare quel retroterra idealmente condiviso in cui le visioni da lui proposte trovavano una corrispondenza in quelle elaborate per fede da coloro che erano i suoi destinatari. Per stare alle categorie indicate da Baxandall, se le visualizzazioni esteriori sembrano essersi esaurite per ragioni storiche, quelle interiori invece continuano a fiorire e ad assolvere, fuori da ogni dogma, ad un bisogno essenziale dell’essere umano: il bisogno di stabilire una relazione con il sacro, di poterne fare un’esperienza tangibile e visibile. Così all’artista moderno non è restato che convergere con il proprio mestiere e sensibilità sul terreno di queste libere visualizzazioni interiori.
Fedele alla sua vocazione di pittore Alessandro Sicioldr ha voluto rompere gli indugi e affrontare la sfida, in occasione di questa mostra luganese. In realtà con il suo lavoro si è sempre misurato con grande intensità con la dimensione del mistero, lasciando che questa dimensione restasse sempre circonfusa, segnata da un’allusività aperta a tante possibili interpretazioni. Con il titolo indicato per la mostra, “Il sogno di un annuncio”, Sicioldr evidenzia da subito il desiderio di rapportarsi con i fattori di quella storia innescata dal versetto di Luca. Con una differenza profonda: non siamo più di fronte ad un annuncio come fatto accaduto, ma ad un “sogno”. “Sogno” può essere interpretato in una doppia accezione: può indicare un desiderio, un auspicio che un “annuncio” accada e restituisca visibilità al sacro sulla scena della storia. Ma sogno è anche sinonimo di “cosa irrealizzabile” e in questo caso l’“annuncio” verrebbe relegato nella sfera dell’onirico. «Il filo comune di tutte le mie opere è proprio l’annunciazione», annota l’artista, «ovvero il tentativo maldestro di una mente moderna e razionale di entrare in contatto con la dimensione del sacro. Tutti i dipinti in fondo sono lo stesso dipinto e parlano di questo».
È molto sincero Alessandro in questa sua riflessione. Riconosce che la razionalità si rapporta con molto impaccio ai temi del sacro eppure quei temi, anche per un artista moderno e quindi “razionale” come lui, restano la sostanza del dipingere. Come superare quella dicotomia? Provo ad avanzare una possibile risposta: Sicioldr riesce a tenere insieme queste due polarità conflittuali grazie alla chiarezza del suo linguaggio pittorico. È innanzitutto la chiarezza formale con la quale costruisce e organizza i suoi quadri, come nel caso di Solstizio d’inverno, la grande tela presentata a dicembre 2022 alla Biblioteca Classense di Ravenna. Ma è anche una chiarezza mentale grazie alla quale riesce a governare i suoi soggetti, costruendo ogni volta degli storytelling visivi, la cui soluzione resta necessariamente non decifrabile, ma che si presenta ai nostri occhi con grande nitidezza e senza ambiguità. Tra le opere che più direttamente entrano in stretta relazione con il tema dell’annuncio, c’è Crisalide. Sicioldr fa memoria di quella preposizione “con” del versetto di Luca, e ce ne restituisce un’immagine di consistenza tanto misteriosa quanto anche fisica. Il gruppo di donne che si protende verso il ventre della sacerdotessa-totem, ingravidato di un corpo luminoso, riecheggia l’antica iconografia della Visitazione, che nella cronologia dei Vangeli segue l’Annunciazione: le due figure centrali legate tra di loro sono tutt’e due tese in direzione di questo volto sacro.
Nei suoi dispositivi compositivi Sicioldr introduce sempre un elemento che rompe l’autoreferenzialità dei soggetti e apre una relazione con chi guarda l’opera: curiosamente in questa tela il compito è assegnato proprio al volto sacro che, con occhio di sbieco, rivolge lo sguardo verso di noi, quasi scansando la sua diretta interlocutrice. In questo modo il senza-tempo che sigilla le composizioni di Sicioldr entra ogni volta in connessione con il nostro tempo, cioè con il tempo che scorre. È uno scambio che si stabilisce grazie al fatto che l’artista concepisce lo spazio della tela come uno spazio teatrale, con tanto di simboli segnaletici ricorrenti, quali i sipari o le maschere. L’orizzonte, come a teatro, è quello della finzione, ma la finzione non è altro che una modalità straniante di interloquire con chi ascolta, di depositare nel suo orecchio e nei suoi occhi il contenuto di un annuncio. Annuncio come il titolo di una piccola tela nella quale i soggetti sono ridotti all’essenziale. Si vede una grande maschera dorata che sbucando, non a caso, da dietro un sipario sta comunicando il suo messaggio e c’è una figura femminile tanto immersa in quel che sta ascoltando da farsi ontologicamente una cosa sola con il contenuto del messaggio. Il meccanismo della finzione è quello che libera lo spazio perché avvenga una rivelazione…
Ci sono pochi dubbi che l’immaginario di Sicioldr attinga dalla radice sempre fertile del surrealismo: alcune opere di Leonora Carrington viste all’ultima Biennale veneziana anticipano il gusto per il magico, per l’esoterico e il vitalistico di cui si nutre l’artista di Tuscania. Tuttavia il suo modo d’accostarsi a quei territori mentali nei quali la fantasia e le proiezioni psichiche hanno libero campo, è sempre regolato da una disciplina che poco ha che vedere con gli automatismi creativi propri del surrealismo. Le sue opere di questa nuova stagione ne sono un’ulteriore conferma. Possono anche essere lette come scavi nell’inconscio, ma forse la vera chiave di lettura è un’altra: Sicioldr ha subito e subisce ad ogni istante l’incantesimo dell’infinito mondo del mistero e con la perizia e la costanza da maestro neo quattrocentesco cerca ogni volta di tradurlo in una narrazione visiva. Tradurlo non vuol dire affatto spiegarlo; semmai vuol dire trattenerne il fascino, trasmetterne l’attrazione e soprattutto rispettarne l’ordine per quanto appaia indecifrabile.
-Testo critico curato da Giuseppe Frangi