HOMO LUDENS: The Surreal Worlds of Riki Antoni Valdo Manullang and Fandi Angga Saputra

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    homo ludens

    The Surreal Worlds of Riki Antoni, Valdo Manullang and Fandi Angga Saputra

     

    Opening: 24 Settembre, 2024

    17:00

     

    AT

    Primo Marella Gallery Lugano

     

    Quando noi uomini non risultammo così sensati come il secolo placido del "culto della Ragione" ci aveva creduti, si dette alla nostra specie, accanto al nome di homo sapiens, anche quello di homo faber - uomo produttore. Termine che era meno esatto del primo perché anche più di un animale è faber. Ciò che vale per fare, vale anche per giocare: parecchi animali giocano. Tuttavia mi pare che l'homo ludens, l'uomo che gioca, indichi una funzione almeno così essenziale come quella del fare, e che meriti un posto accanto all'homo faber.

    Johan Huizinga

     

     

  • homo ludens

     

    The Surreal Worlds of Riki Antoni, Valdo Manullang and Fandi Angga Saputra

     

    Primo Marella Gallery Lugano è lieta di presentare la nuova mostra collettiva HOMO LUDENS. The Surreal Worlds of Riki Antoni, Valdo Manullang and Fandi Angga Saputra.

     

    Ispirandosi al concetto di Homo ludens, teorizzato dallo storico e critico culturale Johan Huizinga - che affermava come il gioco non fosse solo una distrazione bensì un elemento fondamentale della cultura stessa - Riki Antoni, Valdo Manullang e Fandi Angga Saputra utilizzano i loro linguaggi visivi unici per esplorare come lo spirito giocoso dell'infanzia plasmi l'esperienza umana, la creatività e il tessuto stesso della società.

     

    Come affermava Huizinga, il gioco non solo precede la cultura, ma ne è anche un elemento fondante e imprescindibile, in grado di influenzare profondamente la nascita e lo sviluppo delle società, delle arti, delle religioni e della politica.

    Insieme, i tre artisti indonesiani presentano un'esplorazione complementare ma distinta dell'Homo ludens che è in ognuno di noi. Attraverso la loro arte sottolineano l'importanza di preservare gli elementi giocosi e immaginativi della nostra infanzia mentre navighiamo nelle complessità della vita adulta.

     

    Riki Antoni (1977, Indonesia) si distingue per la sua particolare estetica pop-surrealista, che affonda le radici nell'idea che il gioco rappresenti la forma più pura di espressione creativa e curiosità umana. Le sue opere, dichiaratamente ispirate alla teoria di Huizinga, vedono il bambino al centro del discorso artistico: un simbolo di innocenza, esplorazione e meraviglia senza confini. I personaggi di Antoni, spesso caratterizzati da enormi occhi che trasmettono curiosità e introspezione, abitano mondi che mescolano elementi di realtà e fantasia.

     

    “Attraverso la figura di un bambino con i suoi occhi scintillanti sento che l'onestà, l'innocenza e la speranza, che dovrebbero essere i nostri principi fondamentali come esseri umani, hanno un segno di significato che è incondizionatamente implicito”, spiega Antoni.

    Adottando una tavolozza di colori pastello dai toni delicati, Antoni dipinge personaggi che sembrano provenire da un universo parallelo o distopico. Spesso raffigurati con tratti alieni o fantastici, vengono inseriti in ambientazioni che combinano elementi naturali, animali, creature antropomorfe e dettagli bizzarri che ricordano mondi onirici. I confini tra l'umano e l'animale, tra il naturale e l'innaturale, si dissolvono.

     

    Le scene dei dipinti Source of a Smile e Invincible, per esempio, sono popolate da piante esotiche, fiori dai colori brillanti, e creature fantastiche. In queste visioni surreali, un orso con una maschera e uno skateboard, una creatura con gli occhiali da sole e un pesce gigante appaiono come dei supereroi, guardiani benevoli e silenziosi, che offrono saggezza e protezione ai bambini protagonisti dei dipinti, accompagnandoli nel loro viaggio di crescita.

    L’opera La Voyage è l’emblema di questo viaggio. Un cane dall’aspetto maestoso, simbolo di lealtà, una volpe, simbolo di furbizia, un riccio, simbolo di protezione, e una faraona, simbolo di resistenza, scortano la figura centrale nel suo percorso, che non è solo fisico ma anche simbolico e interiore, e nel quale ad ogni animale viene associata una porzione dell'anima del protagonista. L'aspetto quasi ultraterreno degli occhi del bambino, evoca un senso di innocenza ma anche di conoscenza profonda, come se fosse un viaggiatore in mondi sconosciuti e fantastici, in simbiosi con la natura che lo circonda.

     

    Le opere di Antoni si interrogano spesso sulla tensione tra il mondo dell'infanzia, idealizzato e puro, e il mondo adulto, con le sue complessità e ambiguità. In questo confronto si inseriscono le opere The Rich’s Power e Habitation Rescue. In entrambe, le figure centrali rappresentano una contrapposizione tra la figura infantile e la sofisticazione adulta. All’aspetto fanciullesco si contrappongono abiti da adulti che generano caricature surreali di businessmann o leader. Ma di cosa si occupano questi uomini d’affari? Uno dei due è circondato da pesci, l’altro è avvolto da una fauna e flora al contempo marina e terrena e sta tenendo in mano una creatura tentacolare. Il contetto di “Habitation Rescue” e dunque di “soccorso abitativo” allude all’idea dell’importanza di prendersi cura e dunque di salvaguardare ogni forma di vita.

     

    Come spiega l’artista Non è facile creare un ambiente bello e pulito, ma se ogni individuo collabora con gli altri, la bellezza naturale non sarà più solo sogno”, sottolineando così l’importanza della lotta per la sopravvivenza della natura nonché l’urgenza di conservarne la continuità della vita per la generazione successiva.

     

    Anche Fandi Angga Saputra (1996, Indonesia) porta nelle sue opere una profonda connessione con la natura. Il suo lavoro è intrinsecamente radicato nella sua memoria personale e nei vividi ricordi d'infanzia nel villaggio rurale dove è cresciuto e che gli ha permesso di avere una relazione intensa e diretta con la natura.

     

    Nei suoi dipinti surrealisti, resi con colori freschi e luminosi, Saputra riporta alla luce un mondo in via di estinzione, quello della natura incontaminata, dei ritmi lenti e della sorpresa che si prova esplorando il mondo con gli occhi di un bambino. Flora e fauna assumono forme distorte e fantastiche e creature immaginarie popolano paesaggi meravigliosi che sembrano usciti da un sogno, o semplicemente dalla mente di un bambino che percepisce la magia del mondo circostante.

    In questo senso, Saputra celebra con nostalgia le gioie semplici dell'infanzia, esplorare la natura, sentire l'erba sotto i piedi, meravigliarsi dei dettagli intricati di piante e animali. Con il passare del tempo, l'aumento dello sviluppo industriale, la mancanza di spazi verdi, la vita moderna e la distruzione della natura hanno fatto svanire questi ricordi. Attraverso la sua arte, Saputra cerca di riaccendere queste memorie in via di estinzione, esortandoci a riconnetterci con la natura e a riscoprire il senso di stupore che deriva dall'osservare il mondo naturale con gli occhi di un bambino.

     

    In Guided by Wisdom, per esempio, emerge una figura umana con occhi grandi e vivaci - tipici del linguaggio visivo di Saputra - che esprime una combinazione di innocenza e saggezza. Il volto del personaggio è immerso in un ambiente ricco di elementi organici come funghi, foglie, e creature acquatiche che si fondono direttamente con il corpo e l'abbigliamento del protagonista, suggerendo un'integrazione profonda con la natura. Il titolo evoca l'idea che il soggetto stia seguendo una guida interiore o ancestrale, rappresentata simbolicamente dagli elementi naturali che lo circondano e che lo avvolgono.

    Le composizioni cromatiche di Fandi sono molto luminose e l’uso di colori caldi e sfumature delicate conferiscono alle opere un'aura mistica. Il modo in cui i dettagli fluiscono e si intrecciano crea un senso di movimento e connessione tra i soggetti principali e il mondo circostante.

     

    Il dipinto Takir prende il titolo da un piatto tradizionale giavanese che ha un modo unico di essere servito. Al posto delle ciotole, si usano comunemente i takir, ovvero recipienti fatti di foglie di banana e piegati a forma di quadrato per contenere il cibo. Nel dipinto, Saputra raffigura un'altra figura infantile all'interno di un takir, parzialmente nascosta sotto uno strato di elementi fantastici come funghi e piccole creature marine. I grandi occhi riflessivi del personaggio sbirciano da sotto questa corona organica, suggerendo che la saggezza e la conoscenza derivano da una profonda connessione con la terra ed i suoi esseri viventi. Il titolo, che quindi si riferisce al concetto di “contenitore”, allude metaforicamente all'idea che la mente sia un ricettacolo di esperienze, ricordi e insegnamenti dalla natura.

     

    Il dipinto Sawang Sinawang fa invece riferimento ad un’espressione giavanese che significa "la vita consiste solo nel guardare e nell’essere guardati, quindi non guardare solo ciò che si vede". Questo proverbio invita a non confrontare la propria vita con quella degli altri, poiché ciò che appare bello o facile potrebbe non esserlo. Fandi utilizza questo concetto per esplorare temi di empatia e comprensione: guardare oltre le apparenze per sviluppare una visione più profonda della realtà. Nel dipinto, una figura eterea punta lo sguardo verso l’osservatore ed è circondata da creature luminose, ibride e ultraterrene, che simboleggiano la saggezza che deriva dall'osservazione attenta del mondo circostante. La qualità morbida ed eterea della nuvola in primo piano sembra simboleggiare i momenti fugaci, ma profondi, di chiarezza e sapienza che derivano dall'osservare il mondo con meraviglia infantile. Un’opera che, proprio come il proverbio a cui si ispira, offre l’opportunità per riflettere sull'altro o addirittura per immedesimarsi nell’altro, utilizzando questa prospettiva come strumento di apprendimento.

     

    A completare la triade di “homines ludentes”, Valdo Manullang (1990, Indonesia), le cui opere esplorano il tema dell'anima umana attraverso figure infantili dall'apparenza innocente, creando un universo che fonde l'iperrealismo con il surreale.

     

    Manullang si distingue per la sua straordinaria tecnica iperrealista, espressa attraverso un linguaggio visivo affascinante e intriso di profondità simbolica. Utilizzando con maestria sia il bianco e nero, realizzato con polvere di carboncino, che colori profondi, ottenuti grazie a oli e acrilici, l’artista dà vita ai suoi mondi immaginari, dove i personaggi, emergendo

    da sfondi monocromi, risultano sospesi in una dimensione onirica.

    "Credo che tutti noi vogliamo far parte di questa splendida natura, e questi ritratti sono una serie di anime belle che crescono insieme nella nostra vita", spiega Manullang, racchiudendo in questa citazione l'essenza della sua visione artistica e del suo approccio alla ritrattistica. Manullang ci invita a vedere l'umanità come una parte intrinseca della natura, evidenziando il legame profondo tra l'essere umano e l'ambiente che lo circonda.

     

    Attraverso i suoi ritratti, l’artista esplora l'idea di una crescita collettiva, un viaggio condiviso che tutte le anime compiono insieme nel grande ciclo della vita. Queste "anime belle" non sono solo rappresentazioni estetiche, ma simboli di speranza, bellezza e interconnessione. Per l'artista, il ritratto diventa un mezzo per celebrare l'unità dell'umanità con la natura, trasmettendo l'idea che la nostra crescita individuale sia intrecciata e fortemente connessa con quella di tutto ciò abbiamo attorno.

    Grazie al suo paese di origine, che gli ha permesso di assorbire la ricchezza della natura, i titoli delle sue opere spesso evocano immagini di farfalle e fiori provenienti da ogni parte del mondo, richiamando la delicatezza e la fragilità della vita stessa. I bambini che popolano i suoi dipinti rappresentano lo spirito umano con le sue speranze e aspirazioni,

    rendendo ogni opera una finestra sulle profondità della nostra interiorità.

     

    Le opere Star of The East e Take Care, Abel, si inseriscono perfettamente nell’estetica di Manullang, nella quale elementi iperrealistici e visionari si fondono. In Star of The East la figura centrale rappresenta un bambino dall’espressione innocente. Il copricapo elaborato combina motivi geometrici e simbolici, aggiungendo una quota di sacralità alla composizione. La "stella" del titolo viene vista come una metafora della luce che illumina il cammino, della speranza o della conoscenza spirituale. In questo contesto, la figura sembra assumere un ruolo di guida o di custode di un sapere antico.

     

    In Take Care, Abel c’è invece un’esortazione diretta, un invito a prendersi cura di qualcuno, dell’altro, un’evocazione della necessità di proteggere ciò che è vulnerabile, sia esso rappresentato dal bambino o dal gatto, dal mondo umano o da quello animale. Un’immagine che allude sia all’innocenza della giovinezza sia a una più ampia riflessione

    sull’umanità e sulla fragilità e precarietà della vita.

     

    Il concetto di Homo Ludens si pone dunque come un promemoria da portare nella vita adulta: solo riscoprendo la meraviglia dell'infanzia possiamo riaccendere la nostra creatività e rafforzare la nostra comprensione nonché la nostra cura del mondo circostante. Secondo Johan Huizinga, nel gioco, l’essere umano sperimenta nuove possibilità, immagina mondi alternativi e riscrive le regole della realtà. Questa capacità di manipolare regole e immaginazione costituisce il fondamento di ogni forma di creatività artistica e innovazione culturale, e rappresenta il fulcro del lavoro di Riki Antoni, Valdo Manullang e Fandi Angga Saputra.

    Il gioco , un elemento liberatorio, diventa un mezzo attraverso cui poter esplorare nuovi orizzonti e trasformare il mondo in qualcosa di significativo.

     

    L'arte, diventa una forma di gioco in cui poter stabilire nuove regole e creare universi alternativi.

     

    Per giocare veramente l'uomo, quando gioca, deve ritornare bambino.    - Johan Huizinga (1872 - 1945)

     


     

     

    *Johan Huizinga (1872 - 1945) è stato uno storico e linguista olandese. Pubblicato nel 1938, nel libro Homo ludens Huizinga sviluppa un'idea rivoluzionaria secondo la quale il gioco è uno degli aspetti fondamentali e costitutivi della cultura umana. Contrariamente alla visione tradizionale che vede il gioco come un'attività accessoria o marginale, riservata all'infanzia o al tempo libero, Huizinga argomenta che il gioco non solo precede la cultura, ma ne è anche un elemento fondante e imprescindibile.

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