To The Walls from the Wound of Oddities: Jigger Cruz

  • Panoramica

    Jigger cruz solo show

     

    18 Luglio - 19 settembre

     
    PRIMO MARELLA GALLERY MILANO

     

    Nato nel 1984 a Manila, Filippine, vive e lavora a Manila.

    Jigger Cruz è un importante artista astrattista filippino che ha guadagnato fama internazionale per i suoi dipinti tattili e sensoriali. Creati utilizzando tecniche come l'impasto, il taglio, la combustione e la verniciatura a spruzzo sulla tela e sui telai, i dipinti di Cruz sono un'indagine sulla materialità della pittura. Allo stesso tempo, il loro argomento - che va dal lascito della storia alla religione - affronta le preoccupazioni sociali e politiche nelle Filippine contemporanee.

    Nelle sue prime opere Jigger Cruz ha sempre sottolineato con importanza il concetto che si celava dietro ad esse, quasi a voler esprimere una rivalsa della pittura filippina che soverchia le reliquie lasciate dal colonialismo spagnolo. Quest’ultimo infatti ha lasciato impresso una forte cultura cristiana e classica/barocca nel paese. Non si trattava di una critica a quanto accaduto con la colonizzazione, era piuttosto la narrazione di una volontà di rinascita dell’arte nelle Filippine, incapace di muoversi verso un percorso innovativo, universale, ma piuttosto ancorata alle proprie radici ispaniche.


    Cruz tramite la sua tecnica è riuscito a fare un passo molto importante all’interno della storia dell’arte filippina: si tratta di un superamento di canoni ormai quasi inesistenti che si rifacevano ad un passato europeo ma ben diverso dalla realtà contemporanea delle filippine. Inoltre possiamo definire Jigger come tra i principali esponenti della nuova generazione di artisti filippini di matrice astratta e informale ad oggi affermata.

    Ad oggi, invece, i dipinti di Jigger Cruz nascono direttamente con un’impronta astratta tramite la sovrapposizione di figure ed elementi rigorosamente formati dalla pittura ad olio. Questa è una procedura che richiede molto tempo sopratutto per la stabilizzazione del colore e i tempi di asciugatura dell’olio nelle varie stesure. Nel nuovo immaginario di Cruz le forme e la densità di questi elementi si sono ulteriormente concretizzati. Questi si espandono, assumono maggiore spessore e volume, rendendo il risultato di questo processo di sovrapposizione dimensionale, al pari della genesi di un bassorilievo. Proprio come quest’ultimo gli elementi impressi tendono ad uscire dalla superficie piana della tela, formando ombre, geometrie e profondità che rimandano proprio alla tecnica antica. Questo sviluppo concede una tridimensionalità intrinseca alle figure astratte, permettendo di inserire una prospettiva particolarmente elaborata e dalla struttura e texture uniche.

  • Performance dell'artista, Jigger Cruz si esibirà in un set di musica sperimentale durante l'inaugurazione!

    Performance dell'artista

    Jigger Cruz si esibirà in un set di musica sperimentale durante l'inaugurazione!
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    JIGGER CRUZ | SOLO SHOW

    L’arte di Cruz indubbiamente incuriosisce, il primo contatto al suo approccio è sempre particolare, lo spettatore spesso è spiazzato dalla composizione delle opere, a causa della peculiare e unica lavorazione che l’artista ha ideato. Si tratta di una tecnica che sfrutta lo spessore e materialità dell’olio, reinventandolo e conferendogli, attraverso una elaborata stesura, un effetto quasi da bassorilievo.

    Nelle sue prime opere Jigger Cruz ha sempre sottolineato con importanza il concetto che si celava dietro ad esse, quasi a voler esprimere una rivalsa della pittura filippina che soverchia le reliquie lasciate dal colonialismo spagnolo. Quest’ultimo infatti ha lasciato impresso una forte cultura cristiana e classica/barocca nel paese. Non si trattava di una critica a quanto accaduto con la colonizzazione, era piuttosto la narrazione di una volontà di rinascita dell’arte nelle Filippine, incapace di muoversi verso un percorso innovativo, universale, ma piuttosto ancorata alle proprie radici ispaniche.


    Cruz tramite la sua tecnica è riuscito a fare un passo molto importante all’interno della storia dell’arte filippina: si tratta di un superamento di canoni ormai quasi inesistenti che si rifacevano ad un passato europeo ma ben diverso dalla realtà contemporanea delle filippine. Inoltre possiamo definire Jigger come tra i principali esponenti della nuova generazione di artisti filippini di matrice astratta e informale ad oggi affermata.
    È particolare pensare come Cruz abbia iniziato la propria carriera ponendo come base delle proprie opere delle rappresentazioni ispirate alla pittura figurativa e paesaggistica di stampo polacco/tedesco caratterizzata da toni freddi. Queste prime immagini venivano poi completamente ricoperte, quasi cancellate dalla aggiunta degli elementi ad olio della propria astrazione. Le stesse cornici barocche, che contornavano i suoi bassorilievi, venivano specificamente ricercate dall’artista ed erano lavorate in modo tale che risultassero quasi distrutte, deturpate. L’ispirazione che dava vita a questi dipinti veniva completamente stravolta dall'intervento di Jigger, spostando la narrativa verso una personificazione del suo lavoro e della sua identità nazionale. L’intento era riferito al gesto di aprire, lacerare l’opera e fare uscire da essa le viscere del dipinto, le quali si espandono e portano alla nascita di una nuova estetica, autentica e di impronta puramente filippina, la quale è caratterizzata sopratutto da atmosfere cupe, dark, contrapposte ad un’ampia gamma cromatica, immaginari caotici e pop. Questo può essere interpretato come la forte volontà dell’artista di cambiare prospettiva sull’astrazione, proponendo una direzione unica all’interno del panorama artistico sia filippino che mondiale.

     

     

    Ad oggi, invece, i dipinti di jigger Cruz nascono direttamente con un’impronta astratta tramite la sovrapposizione di figure ed elementi rigorosamente formati dalla pittura ad olio. Questa è una procedura che richiede molto tempo sopratutto per la stabilizzazione del colore e i tempi di asciugatura dell’olio nelle varie stesure. Nel nuovo immaginario di Cruz le forme e la densità di questi elementi si sono ulteriormente concretizzati. Questi si espandono, assumono maggiore spessore e volume, rendendo il risultato di questo processo di sovrapposizione dimensionale, al pari della genesi di un bassorilievo. Proprio come quest’ultimo gli elementi impressi tendono ad uscire dalla superficie piana della tela, formando ombre, geometrie e profondità che rimandano proprio alla tecnica antica. Questo sviluppo concede una tridimensionalità intrinseca alle figure astratte, permettendo di inserire una prospettiva particolarmente elaborata e dalla struttura e texture uniche.

    Pensiamo alla Ara Pacis Augustae e all’elemento floreale posto alla base di essa. Sotto la narrazione delle processioni, vediamo un utilizzo del bassorilievo mosso da un intento decorativo e non narrativo, che si focalizza principalmente sulle curve sinuose, simmetriche e dinamiche dei germogli pronti alla fioritura, simboleggianti la pace raggiunta grazie al governo di Augusto.

    Un simile movimento e sviluppo viene riportato nelle opere a bassorilievo proposte da Jigger Cruz, trattandosi, nel suo caso, di figure astratte, senza alcun nesso metaforico. Questi elementi hanno caratteristiche familiari, non minuziosamente elaborate, essendo forme indefinite non hanno specifici rimandi figurativi. Tuttavia, nel loro insieme, hanno una propria narrazione e soprattutto una particolare movenza e gestualità nel modo in cui evolvono sulla tela. La forma non è limitata alla bi-dimensione. Alla narrazione astratta viene conferita una terza dimensione che rimane fissata esclusivamente con l’olio, richiamando lo stesso principio con cui venivano creati i bassorilievi. 

    Non è una scultura, sarebbe improprio definirla così; è un piuttosto una pittura informale, espressionista, che colpisce maggiormente lo spettatore proprio grazie alla matericità (oltre che per il sentore e profumo che l’olio rilascia nel tempo). Le raffigurazioni non sono mai singolari, bensì molteplici, sovrapposte l’una sull’altra quasi a voler coprirsi e stendersi morbosamente sulla tela. Questa frenesia nel momento della stesura si blocca generando un contrasto nella visione dell’opera: gli elementi portano a pensare a movenze frenetiche, tuttavia, proprio per le proprietà intrinseche di un’opera, questi sono statici, fermi, impressi sulla tela. È come se fosse lo scatto di un’esplosione avvenuta sul dipinto, senza che questa risulti frammentata, bensì presentata in forma chiara e definita. Tale distacco dal suo precedente modus operandi, indica diversi aspetti molto interessanti. Il primo è la volontà di voler narrare una nuova storia, reale e appartenente a se stesso oltre che al popolo filippino.

    Come precedentemente detto, Jigger è uno dei principali protagonisti dell’arte filippina, una realtà molto giovane, che si è inizialmente affermata grazie ad artisti della primissima generazione come Ronald Ventura, Annie Cabigting, Manuel Ocampo e Alfredo Esquillo (prima di loro ci furono singolari apparizioni come per esempio quella di Fernando Zobel o Alfonso Ossorio).

     

    Possiamo quindi dire che ciò che crea non è più il momento del sorpasso - da arte classica, ispanica, ad arte dell’immaginario filippino - ma l’affermazione del sorpasso stesso, di cui Cruz è in sua parte fautore. Tutto questo accade in un periodo in cui la sua arte si sta sempre più affermando a livello mondiale, non è circoscritta solamente alla propria nazione. Questo è indicatore di grande forza e unicità e non di un fenomeno semplicemente locale. Jigger attraverso il proprio immaginario si è reso un artista riconosciuto universalmente, competendo e superando il livello generale tipico dell’arte astratta di matrice “Western”. Mantiene sempre una impronta asiatica, dall’apparenza giocosa e riconducibile ai temi spesso trattati in quel continente e che da sempre affascinano particolarmente. Un altro aspetto, interessante è il raggiungimento di una sintesi finale che l’artista è riuscito a calibrare. Questo “Fine Tuning” rappresenta forse l’apice di uno studio più che decennale. Quando i grandi artisti arrivano ad un approccio tale significa molto spesso che si trovano in un momento di grande maturità e consapevolezza del proprio lavoro. Le opere sono caotiche ma in armonia, ricche di forme ed evoluzioni ma sempre ben ponderate, perfettamente calibrate nella propria esplosività e complessivamente affascinanti da un punto di vista cromatico, quale esso sia più eterogeneo o omogeneo. Si tratta del punto di arrivo di un lunghissimo lavoro di perfezionamento.

     

    "Amo la sperimentazione, gli incidenti, il fallimento nel fare qualcosa che non è venuto bene... è comunque bello"

     

    Per molti artisti è un tabù sperimentare in maniera azzardata spingendosi verso qualcosa che rischia di rivelarsi un fallimento (lo è un po’ per tutti noi in fondo), ma la forza di un grande creativo si nasconde specialmente in quei momenti di sperimentazione e tentativi che prima o poi portano ad una Eureka emotiva. Ormai ci si rende conto di come la cultura - a livello di musica, arte, cinema - stia diventando sempre più pigra, meno sfidante, favorendo una produzione commerciale rispetto ad una maggiormente pensata e riflessiva. Primo Marella volle portare in europa Jigger e fargli fare la sua prima mostra lì, proprio perchè fin dall’inizio lui riuscì a capire questo fuoco tumultuoso che jigger aveva dentro. Una sfida creativa con se stesso che lo ha fatto progredire creando un linguaggio universale in grado di competere con i più importanti astrattisti di questa epoca (se pur il mondo dell’arte si ostini a guardare altre latitudini).

     

    Questa esibizione in un certo senso celebra proprio questo. Quando Pensiamo al Jigger Cruz di quindici anni fa e vediamo quello che è oggi troviamo un artista che si è evoluto, ha provato, migliorato, raffinato e perfezionato la propria tecnica: è diventato maestro di ciò che compone.Attraverso il proprio studio ha permeato una nuova visone artistica nel proprio paese e ha sfidato

    molte credenze inamovibili del linguaggio artistico universale. I suoi bassorilievi astratti ad olio sono l’unicità e originalità che mancava nel panorama artistico contemporaneo.

     

    Tuttavia, Jigger rimane una persona che non si vuole definire come qualcuno di estremamente complicato o eccessivamente riflessivo, egli stesso afferma che l’evoluzione della propria arte è sopraggiunta grazie anche ad un cambiamento di pensiero per quanto riguarda la composizione e successiva creazione delle opere:

     

    "Volevo solo diventare un grande artista. Questo era il mio obiettivo. Ma più lo facevo, più diventava personale, spirituale ed emotivo. Ero legato a un processo romantico, ma ho capito che non è una professione. È uno stile di vita. È come fare colazione al mattino...".

     

    "... Mia figlia è la mia fonte di ispirazione perché non si preoccupa troppo. E lo trovo bellissimo. Mentre crea qualcosa, si sente felice e appagata. È una sensazione che ho perso nel tempo. Ero un perfezionista. Le cose dovevano essere difficili. Guardando mia figlia, ho capito: "Perché non posso essere come lei?". Lei trova piacere e felicità nel creare forme semplici.”

     

    Cruz dice di voler recuperare quell’innocenza: "Niente più competizione, niente più angoscia, nessun inferno creativo. Voglio solo fare un dipinto astratto”.


    Questa “semplicità” combinata ad una minore agonia creativa si riflette perfettamente sulle proprie opere. È chiaro come risultino più leggere e giocose ma senza mai scadere o eccedere nel banale o nella semplicità (di nuovo in questo caso si ritorna al discorso della maggior consapevolezza delle proprie capacità e della propria arte). Probabilmente Cruz è riuscito a raggiungere quella libertà che ogni artista brama, oppure ha semplicemente trovato un equilibrio dentro se, fatto sta che lo step che ha compiuto in questi ultimi anni è un passo decisivo spesso definito fondamentale all’interno della carriera di un’artista. Il livello negli anni non ha mai smesso di alzarsi. Prima ha sperimentato, calibrando al meglio la propria creatività e poi ha affermato il suo linguaggio, la sua espressione artistica. Quella di Jigger Cruz è una “pittura” innovativa quanto immediata al primo sguardo, è stato frutto di una sofistica e tormentata riflessione che è riuscita ad arrivare ad un “dunque”, una sintesi di alto livello. Mi piace definirla come un elemento che è stato in grado di occupare uno spazio vuoto, che era sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno mai aveva considerato.

    L’elemento figurativo tipico dei bassorilievi classici sparisce e viene totalmente rimpiazzato da una rappresentazione fluida e astratta, più moderna e attuale. Cruz, involontariamente, genera un nuovo concetto di pittura in bassorilievo, che più avanti avrà sicuramente ulteriori evoluzioni, anche scultoree. Questi suoi bassorilievi ad olio, sono un’idea unica all’interno del panorama della pittura astratta. Oltre alla tecnica, verrebbe da dire, che ciò che rende grande l’arte di Cruz sono le particolarissime composizioni astratte che l’artista dipinge. La sovrapposizione dimensionale che crea, spazia in un immaginario di forme e colori che desiderano muoversi, espandersi e caratterizzare ogni tela attraverso evoluzioni uniche. Questi bassorilievi non hanno più una funzione narrativa: l’elemento umano, figurativo, cessa di esistere e viene totalmente rimpiazzato. Insomma, la sua arte non è non solo forma ma anche sostanza, ben concreta, che si è sempre evoluta negli anni fino ad arrivare al contenuto che è oggi.

     

     

    E quindi, le cornici deformate spariscono, gli elementi “classici” di background cessano di esistere e ciò che lo spettatore scorge diventa solo ed esclusivamente la vera, reale identità dell’artista, l’opulente e sensazionale immaginario di Jigger Cruz!

     

    - Daniele Marella 

     

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