il Sonno Aureo: Alessandro Sicioldr
il Sonno Aureo
23 Aprile – 12 Giugno 2024
Opening: 23 Aprile 2024
18.30
Continua il viaggio di Alessandro Sicioldr che arriva a questa terza tappa, chiudendo un trittico iniziato nel 2022 con “Il Maestro, la Voce, la Luce” e continuato nel 2023 con “Il sogno dell’annuncio”. Ora è la volta de “il Sonno Aureo”. I titoli contano nel mondo di Sicioldr e anche se si pongono in armonica uniformità l’uno con l’altro, si può cogliere una progressione. Dall’evocazione luminosa e verbale della prima mostra, l’artista è passato alla registrazione di una visione anticipatrice e approda ora ad un nirvana pittorico ben simbolizzato dalla tela del 2024 che ha dato il titolo alla mostra. Intendiamoci, la progressione non va intesa come un’evoluzione: lo stile pittorico di Sicioldr non cambia, in quanto era già consapevolmente consolidato già nelle opere del primo atto di questo trittico. La mostra dà un’ulteriore conferma della sua formidabile e ammaliante perizia, senza l’affanno della ricerca di cambiamenti o di novità di soluzioni. La progressione va intesa esclusivamente come un ulteriore addentrarsi nel mondo da cui Sicioldr si sente attirato, a cui sente di appartenere in quanto artista.
Nelle sue dinamiche creative i titoli rappresentano l’ultimo atto; solo a conclusione del lavoro il quadro riceve il sigillo del nome che non era stato pensato o progettato prima, perché è il quadro stesso a suggerirlo, quasi a dettarlo una volta tolto dal cavalletto. Prima di quel momento l’artista viene sussunto in uno spazio altro, popolato di visioni che la sua mente e poi anche la sua mano, sono chiamate a organizzare e a esplicitare in immagini, senza che questo sciolga i nodi degli enigmi che le visioni contengono. Il titolo arriva alla fine, a sigillare immagini formatesi a prescindere e scaturite dall’immersione nella dimensione ingovernabile dell’inconscio.
In mostra troviamo due tipologie di composizioni: la più diffusa è quella complessa e imponderabile delle tele di maggiori dimensioni. A questa tipologia se ne aggiunge un’altra, con costruzione molto più semplificata, che vede un personaggio unico sulla scena della tela, dotato di una energia icastica. Sono figure che calamitano con il magnetismo dei loro sguardi, stanno su una soglia, quasi fossero chiamate a custodire quello che c’è oltre o a sorvegliare che chi si appresta a superare la soglia sia pronto al passo. Per essere pronti infatti si deve abbandonare la tentazione o la pretesa di inquadrare dentro schemi razionali quello che si vedrà. Così, in un ipotetico montaggio narrativo del percorso della mostra, si può immaginare che “Il Guardiano della Porta Rossa” pur nelle piccole dimensioni di una tela di 30x20, con il suo sguardo scrutatore e la sua imponenza neo-giottesca, vegli senza far concessioni il passaggio che si apre alle sue spalle.
Cosa c’è da proteggere al di là di quella soglia? C’è da salvaguardare l’universo prezioso del sonno. In tutto il suo percorso Sicioldr ha stabilito una relazione di familiarità con questo universo, atteggiamento che gli ha reso possibile restituirlo in immagini e in storie. Credo che alla base di questa relazione ci sia il rispetto di un patto: Sicioldr accoglie ciò che risale dal profondo suo inconscio senza mai avanzare la pretesa di interpretarlo o di ricavarne significati o messaggi. È un atteggiamento opposto a quello della grande tradizione surrealista, dove l’universo onirico veniva spesso usato come una clava per abbattere tabù e per questo obbediva ad una logica destabilizzante ad oltranza. Le immagini per quanto enigmatiche nascevano per essere sottoposte ad un processo di disvelamento.
Sicioldr invece si lascia trasportare dall’emergere di queste immagini mai pianificate e ci convive senza chiedere loro ragione dei gesti o spiegazione dei riti che stanno mettendo in atto. Affronta anche l’accumulo di situazioni che a volte possono esporlo ad affrontare problemi compositivi: è emblematica di tutto il percorso la grande tela di ben cinque metri di lunghezza che Sicioldr presenta in questa occasione ma la cui lavorazione ha preso avvio già nel 2020. “Il Canto dei Folli” è un vastissimo contenitore nel quale si sono dati appuntamento, senza un ordine per noi decifrabile, decine e decine di creature emerse dal profondo; affollano la tela, mettendo in atto azioni e gesti di cui non è dato comprendere le ragioni. Siamo come davanti a uno schermo cinematografico sul quale si siano dati appuntamento, senza che nessun copione lo prevedesse, tutti i protagonisti, eroi e comparse indistintamente e anche armoniosamente. C’è un filmato in cui si vede l’artista che a lavoro finito cammina avanti e indietro di fronte a questa tela appesa nel suo studio: più che un’attenzione all’esito dell’opera, il suo sembra uno sguardo ancora esplorativo, come a voler scoprire ciò che vede popolare il dipinto, che pur dovrebbe ben conoscere avendolo pazientemente realizzato. Il titolo apposto all’opera è indicativo. I protagonisti sono i “Folli” (la cui dignità è sottolineata dalla maiuscola): sono perciò creature che si sono orgogliosamente affrancate dal recinto mentale e psichico della razionalità e che rivendicano questa loro natura non inquadrabile né riconducibile a simbologie. Non sentiamo il loro “Canto” (anche questo elemento è rimarcato nel titolo con la maiuscola) ma avvertiamo un fluido sonoro che pervade le loro relazioni. È un fluido incantato, che scioglie i contrasti e nel quale sembrano dissolversi anche le energie del male. Questo spiega perché la loro natura contaminata da ibridazioni, lo squilibrio delle proporzioni che le differenziano in modo macroscopico e l’aspetto fantasmatico che segna i loro sguardi non determinano in noi una sensazione di inquietudine. Sono creature di un mondo che non conosciamo e che sfuggono ad ogni nostro tentativo di addomesticamento attraverso un processo interpretativo, ma che non sentiamo affatto come creature ostili, grazie a quella loro anima così armonica. Avvertiamo piuttosto un atteggiamento di simpatia in questo loro accettare di svelarsi e di calarsi in un mondo che non ha tempo, ma che certamente è il nostro tempo: la scelta del paesaggio montano sullo sfondo, scelta che vediamo rinnovarsi anche in altre opere in mostra, come nell’affascinante “Il Santo”, crea un cortocircuito, grazie al quale ciò che pensiamo appartenere e accadere in un mondo altro e lontano, invece è prossimo, calca la stessa terra che abbiamo sotto i nostri piedi e si svolge sotto gli stessi cieli, a volte sereni, a volte rabbuiati dalle nuvole.
La pittura di Sicioldr, attraverso il ciclo di queste tre mostre, ha reso via via sempre più familiare e amico l’universo straniante dei sogni. Per questo il “Sonno è Aureo”. Torna ad esserlo com’era accaduto in tanti straordinari episodi che hanno segnato la storia dell’arte. Vorrei qui sinteticamente citarne due, opere di due giganti, che Sicioldr ha senz’altro guardato con devozione e anche “assorbito”: il sonno di Costantino di Piero ad Arezzo e il sonno di Innocenzo III di Giotto ad Assisi. Sonni “aurei” perché portatori di una saggezza che suggeriva soluzioni fuori dai calcoli e dalle regole.
Sono riferimenti non casuali, ma utili a capire l’orizzonte formale su cui Sicioldr ha scelto di posizionarsi. Le opere dell’artista sono segnate da un neoquattrocentismo, sostenuto da una straordinaria, necessaria perizia pittorica. Nel sistema di lavoro di Sicioldr il primo passaggio è quello degli “sketches” su carta ad acquerello dove vengono annotate velocemente, ma già con notevole precisione, le immagini risalite dall’inconscio, spesso suggerite da sogni fatti. Questo primo consolidamento permette poi alla pittura di procedere con i tempi necessari e pazienti per restituire compiutamente quelle immagini, restando fedele alla loro natura straniata. La scelta formale è insomma sostanziale, perché le costrizioni di una disciplina così rigorosa bloccano ogni sensazione di arbitrarietà. È una pittura che trova nel “mestiere” la modalità di essere pienamente rispettosa nei confronti dei soggetti che porta sulla tela. E che garantisce un grado di oggettività a visioni che potrebbero essere sommariamente catalogate come frutto della fantasia. Invece sono frutto di sonni aurei che richiedono che anche la pittura si doti di uno standard aureo.
Giuseppe Frangi
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Alessandro Sicioldr, la Vigilante, 2024 Sold
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Alessandro Sicioldr, Il Canto dei Folli, 2020-2024
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Alessandro Sicioldr, Battesimo di Luce , 2023 Sold
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Alessandro Sicioldr, Il Contatto, 2023 Sold
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Alessandro Sicioldr, Il Santo, 2023 Sold
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Alessandro Sicioldr, Il Velo, 2023 Sold
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Alessandro Sicioldr, La Santa, 2023 Sold
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Alessandro Sicioldr, Latte di luce, nutrimento delle ombre , 2023 Sold